Ieri, 24.07.2019, il premier Giuseppe Conte è intervenuto in aula per parlare (tra le altre cose) del caso RussiaGate.

Il discorso di Conte non è stato lungo e complicato, almeno non la parte che riguardava i rapporti tra Savoini e il ministero dell’Interno, e il premier si è limitato a confermare quanto già riportato da alcuni giornali: Gianluca Savoini era alla cena del 4 Luglio con Putin perché invitato da Claudio D’Amico, consigliere di Matteo Salvini.

l premier Conte alla Camera

Il premier ha inoltre continuato affermando che la visita a Mosca del 17 e 18 ottobre scorso è stata organizzata direttamente dal ministero dell’Interno e la nota che era stata comunicata dalla nostra ambasciata al governo russo con la lista dei nomi della delegazione ufficiale italiana comprendeva quello di Gianluca Savoini.

In pratica il premier Giuseppe Conte ha definitivamente smentito tutto quello che Salvini aveva detto ai giornali e sui social riguardo questa vicenda. Un duro colpo al vicepremier che neanche oggi si è presentato in aula a rispondere alle domande della minoranza.

E se tutti i gruppi alle camere del PD e dei partiti di minoranza erano particolarmente agguerriti sull’argomento, anche quelli della maggioranza hanno “protestato”: prima che il premier Conte prendesse la parola i gruppi di Camera e Senato del M5S hanno abbandonato l’aula per due motivi.

L’aula lasciata vuota dal Movimento 5 Stelle.

Il primo è stato di protesta contro Salvini che non si è presentato a rispondere e riferire alle camere, seconda protesta invece sul discorso TAV (discorso che riprenderemo in un altro articolo, ndr) e la scelta di Conte e Salvini di andare contro il M5S che però, ad oggi, è sempre il partito di maggioranza.

In pratica ieri si è aperta in maniera ufficiosa la crisi di governo. Con i 5 stelle sul piede di guerra per la TAV e la Lega che spinge Salvini, forte delle previsioni di voto, a chiedere nuove votazioni.

Ma Salvini è rimasto solo. Con i suoi elettori certo, ma solo.

Il vicepremier Matteo Salvini.

Il vicepremier Matteo Salvini in questi mesi di governo aveva trovato la formula perfetta per far crescere i suoi numeri: un’opposizione intenta a ricucire le proprie ferite e quindi poco battagliera e un alleato di governo su cui scaricare tutte le colpe dei fallimenti di questo governo.

Tornare alle urne porterebbe, probabilmente, ad una vittoria schiacciante della Lega che con FI e FdI avrebbe una maggioranza assoluta… ma dovrebbe risponderne ai suoi elettori:

  • Numero di rimpatri;
  • Accise sulla benzina;
  • Autonomie regionali;
  • Flat Tax.

Sono solo alcune delle cose promesse dalla Lega alla vigilia delle elezioni e che sarà impossibile realizzare. Senza parlare del crollo dell’economia italiana. Tutti problemi risolti addossando la colpa ai 5S… ma senza di loro la musica cambierebbe e per la prima volta Salvini si ritroverebbe a dover dire agli italiani che ha fallito.

Il tutto con la spada di Damocle (e della giustizia) che pende su di lui e sulla Lega per l’inchiesta RussiaGate.

Questa crisi di governo arriva nel momento peggiore per la Lega e nei prossimi giorni capiremo se Salvini, Di Maio, Conte, Zingaretti, magistrati e colleghi aspetteranno settembre per riaccendere il dibattito o se batteranno il ferro finchè caldo.

Noi aspettiamo e restiamo a guardare… sempre attenti.


PS negli Usa oggi l’ex procuratore speciale Muller, davanti alla Commissione Giustizia della Camera, ha detto chiaramente che il suo lavoro e le sue indagini non scagionano Trump ma anzi dice che “Trump potrebbe essere incriminato a fine mandato”.
Il caso RussiaGate si allarga sempre di più.

di Domenico Riccio


1 commento

Pietro · 25 Luglio 2019 alle 22:22

Penso che la cura del testo, la pagina di informazione (si espongono i fatti. Non si da’ spazio alle interpretazioni) e il suo amministratore meritino il “mi piace” di rito. I temi locali, il rispetto della Carta, sono i cardini necessari per il coinvolgimento e la crescita della partecipazione civica in Città.

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